
a caffettiera che borbotta, l’acqua che scorre, le voci che arrivano al cuore: scoperte e meraviglia. La storia di Erika e Kevin.
Il borbottio della caffettiera, l’acqua che scorre nel lavandino, il ticchettio di un orologio, il tonfo secco di una porta che sbatte. Erika Valsecchi, 43 anni, di Caprino Bergamasco, nata con sordità bilaterale profonda, fino a due anni fa non conosceva nulla di tutto questo. Viveva immersa in un silenzio quasi assoluto, scandito solo dal battito del suo cuore. Comunicava con le altre persone leggendo il movimento delle labbra. Poi, grazie all’insistenza e all’entusiasmo del suo secondo figlio Kevin, 11 anni, nato con la stessa caratteristica congenita, ha deciso di sottoporsi insieme a lui a un impianto cocleare: «È stato per entrambi l’inizio di una rinascita».
Il suo percorso le ha mostrato quanto sia importante impegnarsi per aiutare altre persone che si trovano in situazioni analoghe, offrendo la sua testimonianza personale. Per questo ha aperto l’account Instagram @vocedelverbosentire, che ha oltre 30mila follower. Il profilo, condiviso con Kevin, offre piccole istantanee della vita di «mamma e figlio dall’orecchio bionico», sensibilizza con ironia e smonta i pregiudizi diffusi sulle persone sorde.Da sinistra, Marco, Noemi, Kevin ed Erika Valsecchi
«Mi hanno messo le prime protesi acustiche – ricorda Erika – quando avevo 18 mesi, ma non sentivo comunque bene. Avvertivo qualcosa, un po’ sì e un po’ no. Nonostante questo ho imparato a parlare: contrariamente a ciò che molti pensano, questo è possibile anche per le persone sorde. Certo, avevo un accento un po’ strano e un tono di voce non usuale, ma ci sono riuscita grazie a tanto lavoro e tante sedute di logopedia. Per questo devo ringraziare mia madre che ha scelto la strada dell’oralità, ha voluto cioè che imparassi a parlare piuttosto che usare la lingua dei segni, andando controcorrente in un periodo in cui molte persone sorde segnavano soltanto. Sono stata seguita da logopediste prima a Milano e poi a Lecco